Uomo politico romano, figlio del precedente. Questore nel 149 a.C., fu eletto
console nel 138 a.C.: durante tutta la sua carriera politica si dichiarò
contrario al Partito popolare e alla plebe cittadina ed avversò duramente
l'attività dei Gracchi, guidando la fazione più conservatrice e
violenta degli aristocratici, oppositori delle leggi agrarie. Ricoprendo la
carica religiosa di pontefice massimo, nel 133 a.C., durante le lezioni al
tribunato della plebe cui si era candidato per la seconda volta Tiberio Gracco,
egli si mise alla testa di un'azione violenta ai danni del tribuno, provocandone
l'uccisione, forse di persona. Per sfuggire alla reazione popolare, si
recò come ambasciatore in Asia, con una missione fittizia, ma morì
a Pergamo (m. 132 a.C.).